mercoledì 27 luglio 2011

Rainbow

Il mio ultimo viaggio è stato un po' particolare. Una settimana fa, tornando dal Piemonte in treno, incontro una giovane israeliana diretta a Lugano. Spinto dalla curiosità le chiedo il motivo della sua visita nella mia regione, ed è così che conosco il fantastico mondo dei Rainbow. Vicino a Porlezza, su una montagna segreta ai più, sta avendo luogo un Rainbow. Che è un Rainbow?
I Rainbow sono dei festival immersi nella natura, solitamente raggiungibili non in meno di 2 ore a piedi in montagna. È difficile spiegare in cosa consistano, posso descrivervi alcuni dettagli che lo compongono, come potrei descrivervi colore/temperatura/gusto/consistenza di un gelato senza che voi riusciate nemmeno ad avvicinarvi ad intuirne il reale gusto.
Un dizionario si divertirebbe a descriverlo come Festival montano composto da un numero variabile di persone di ogni età e nazionalità, che si ritrova per il periodo di una lunazione (4 settimane) sopra i 1000 metri di altitudine, di solito in parchi naturali isolati, per condurre uno stile di vita in sintonia con la natura, senza alcun tipo di comodità teconologica e impatto sull' ambiente, condividendo dieta vegetariana e astinenza da alcool e droghe.
Il culmine è a metà festival, in cui la notte di luna piena si fa una grande festa a ritmo di strumenti musicali (rigorosamente non elettrici).
È stata un esperienza interessante, come interessanti sono state le persone che ivi ho incontrato. Dal hippie reduce dei '60 al poeta maledetto, dalla mamma vegan allo sciamano finlandese, questo è un posto di mille incontri.
Difficilmente ci si può sentire a disagio, sempre che non vi dia fastidio che uomini e donne di ogni età siano liberi di fare qualunque cosa. Non a voi ovviamente, intendo con il loro stile di vita.
Gente nuda a prendere il sole, campeggio selvaggio, toilette boschiva, seminari di astrologia tantrica impartiti da un francese dagli occhi brillanti, poeti sardi che con solo un turbante in testa (del senso, nudi dalla fronte in giù) ballano al ritmo di tamburi sud-americani, e chi più ne ha più ne metta.
Nessun inquinamento apparente. Si cucina col fuoco, si beve dai fiumi (siamo in alta montagna), ci si fa la doccia sotto le cascate...di fiumi diversi da quelli in cui bevi. Un altra regola non scritta da nessuna parte è quella di condividere tutto, dalla banana che hai scroccato nella tenda-cucina al caffè che ti stai bevendo ammirando un indonesiano rasta che taglia la legna. C'è bisogno di tanta legna per il food circle serale, in cui prima di mangiare si ringrazia madre terra con dei canti liberi, eseguiti in cerchio attorno al fuoco... le cui ceneri serviranno per pulire i piatti il giorno dopo!
Capisco che potrebbe sembrare un po' naif ad alcuni, ma come esperienza di vita vi assicuro che non è niente male. Mi sono fatto un sacco di risate, perennemente a contatto con i 5 elementi. Mi svegliavo con l'odore della pioggia, lavavo i miei vestiti al fiume, cercavo il calore del fuoco nelle fresche ore notturne... e prima di addormentarmi sentivo ancora la bella sensazione che la terra da ai piedi quando si cammina scalzi per ore. Inoltre, tornato in città, non ho mai apprezzato cosi tanto una doccia calda.
In fondo non apprezzi le comodità che hai finchè non provi a vivere per un po' senza di esse.
Ah dimenticavo, benchè si mangi in comunità, a volte 2 a volte 5 volte al giorno, il festival è gratuito. Ogni 2 o 3 giorni passa un cappello magico tra un canto e l'altro in cui,  se vuoi, puoi mettere un offerta in denaro. Se non hai soldi ti chiedono gentilmente di metterci un po' di buon umore. I bambini lo riempiono sempre per primi.
Il prossimo Rainbow sarà in Portogallo e ci si aspettano circa 3000 persone.
Se per caso passerò da quelle parti in agosto forse vi farò un salto.

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